
Daniela Cursi Masella
1 giugno - 12:22 - MILANO
Jim Thorpe, Betty Robinson, Graziano Bini e Dimitrios Loundras: quattro atleti il cui talento è emerso in modo inaspettato, tra coincidenze e intuizioni fortuite
La leggenda vuole che Thorpe sia stato scoperto, con immenso stupore, dal suo insegnante, Glenn Warner, all’interno della scuola Indian Industrial School di Carlisle, mentre saltava una rete alta 1.85 per vincere una sfida con i compagni. Immediato il suo inserimento nelle squadre di football, di baseball e di atletica. Grazie ad un fisico già strutturato e alla sua strepitosa attitudine sportiva, Jim Thorpe si dimostrò super abile nel salto in alto, in lungo, negli ostacoli, nel pentathlon e nel decathlon. E fu proprio in queste ultime due discipline olimpiche che vinse due ori a Stoccolma 1912. Sembra che Gustavo V, consegnandogli il premio, gli abbia detto a Thorpe: "Signore, Lei è il più grande atleta del mondo". Due parole semplici composero la sua risposta: "Grazie, Re". Al suo rientro, Thorpe fu portato in trionfo e festeggiato con una parata a Broadway. "Sentivo la gente urlare il mio nome, e non riuscivo a capire come una persona potesse avere così tanti amici”, commentò senza avere la consapevolezza che anche i giornali dell’epoca parlavano della sua rapidità sovrumana, descrivendolo “in campo come un incrocio tra un levriero, una lepre e un’anguilla”. Dopo la sua morte, la cittadina Mauch Chunk, che ospita il suo mausoleo, cambiò nome in "Jim Thorpe".
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