Borriello: "Bello sì, ma ho sempre dato il massimo. Con Gasp che litigata, ma aveva ragione lui..."

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L'ex attaccante giallorosso: "Se la mia colpa è stata fidanzarmi con Belen mi arrendo, ma mi paparazzavano solo d'estate. A Roma con Garcia ero spesso titolare, poi mi feci male e loro puntarono su Destro"

Roberto Maida

Giornalista

12 ottobre 2025 (modifica alle 12:50) - MILANO

Ottimista ma cauto. Critico e costruttivo. "È presto per capire. Sono contento che la società abbia cominciato un percorso intelligente. Era ora. Però non vedo una squadra da scudetto, onestamente". Marco Borriello ha giocato e segnato con 12 squadre diverse di A, record condiviso con il collega Nicola Amoruso, e anche alla Roma ha donato un gol indimenticabile: il colpo di testa dell’1-0 al Chievo che valse la decima vittoria nelle prime 10 giornate del campionato 2013-14, record ineguagliato per il club.

Eppure la storia con la Roma finì poco dopo. 

"In realtà con Rudi Garcia ero spesso titolare. Poi mi capitò un infortunio al perone e a gennaio decisero di puntare su Destro, che era un grande investimento della proprietà americana: salutai e andai al West Ham, di fatto senza più tornare".

Il ds di allora, Walter Sabatini, appena insediato definì Borriello “un problema”. 

"Il motivo è logico: non essendo più giovanissimo, non potevo fruttare una ricca plusvalenza. La linea gestionale era acquistare calciatori per poi rivenderli, non certo puntare a vincere".

Con Friedkin le cose sembrano leggermente cambiate. 

"Mah, per ora i risultati non sono stati soddisfacenti. Spero che quest’anno la Roma possa raggiungere un piazzamento Champions. I segnali sono buoni anche se l’Inter rimane la squadra più forte, il Napoli ha un mostro come Conte e il Milan ha fatto un ottimo mercato".

Gasperini con Ranieri e Massara. Tre uomini di calcio nei posti nevralgici. 

"Finalmente, direi. Ranieri è stato bravo a raddrizzare la rotta e ha scelto un allenatore top come Gasp. Massara è un ottimo talent scout, perché conosce i calciatori. Mi sembra un assetto interessante".

Non esiste il rischio di dualismo, nel lungo periodo, tra Ranieri e Gasperini? 

"Perché mai? È stato Ranieri a scegliere Gasp. Hanno caratteri diversi, uno più pacato e l’altro più frizzante, ma tra persone di livello ci si trova sempre. Sono due grandi esperti, riconoscono le priorità".

La priorità per la Roma è un attaccante? Un Borriello oggi servirebbe, viste le difficoltà di Dovbyk e Ferguson. 

"Sì, ci vorrebbe uno come Hojlund. Ma mi piace molto anche Piccoli, che è arrivato alla Fiorentina e in Nazionale".

Lei con Gasperini discusse a brutto muso ai tempi del Genoa. 

"È vero. Nello spogliatoio di Parma. Niente contatti fisici ma qualche parola poco carina... Lui mi rimproverò, io risposi a tono. Ma a distanza di anni posso dire che aveva ragione lui. Adesso abbiamo un ottimo rapporto, mi ha anche invitato a Trigoria, quindi prima o poi lo andrò a trovare. In quel periodo ero meno concentrato del solito, avevo già firmato per il Milan".

Quindi è stato un errore giovanile. Se ne rimprovera altri, magari determinati dal gossip? 

"Non so se avrei potuto fare una carriera migliore. Posso però sostenere di aver sempre dato tutto me stesso ovunque abbia giocato. Se poi la mia colpa è essermi innamorato di una ragazza famosa (Belen Rodriguez, nda) allora mi arrendo. I fotografi, se ci fate caso, mi paparazzavano soltanto d’estate, in spiaggia. Durante l’inverno, con la stagione calcistica, era molto difficile che finissi sui giornali per questo motivo. E anche oggi non succede mai".

Di lei si diceva: troppo bello per essere bravo. 

"Non ho nulla da rimproverarmi, credo di essermi comportato come un professionista esemplare. Ho giocato ad alti livelli realizzando il mio sogno. Se il mio aspetto estetico ha creato dei problemi, non lo so. Per me è stato un regalo di madre natura".

E ora come passa il tempo? 

"Sto studiando. Nel privato penso e spero di poter costruire una famiglia: in fondo ho solo 43 anni. Per quanto riguarda il lavoro, ho la fortuna di conoscere tante persone: sto ampliando i miei interessi. Mi sono iscritto a un corso Fifa incentrato sul management, resto legato all’Ibiza calcio con un ruolo di consulenza. Poi magari prenderò il patentino di allenatore".

Come ha fatto il suo amico De Rossi, per tornare a parlare della Roma. Purtroppo per lui non ha resistito alla rivoluzione del settembre 2024. 

"Prima, però, va sottolineato che Daniele aveva l’obiettivo di allenare la squadra del cuore e ci è riuscito. Di questo sono contento. Forse l’ha presa in mano troppo presto rispetto al curriculum che aveva da allenatore. Ora gli auguro di ripartire, magari partendo da un gradino più basso. In fondo lo hanno esonerato dopo quattro giornate, non si è bruciato".

E Totti lo sente? Che farà da grande? 

"Qualche volta ci mandiamo messaggi. Francesco potrebbe fare qualunque cosa nel mondo del calcio. Non so cosa abbia in mente. Certo, per svolgere un’attività è necessario prepararsi e imparare. Nulla si improvvisa".

È così difficile smettere di giocare a calcio? 

"Per me non lo è stato. Anzi, io ho smesso quando ho notato di essere insofferente a certi sacrifici".

Il record dei gol in 12 squadre diverse contiene un dubbio: perché ha cambiato così spesso? 

"Per una serie di situazioni che non sono dipese dalla mia volontà. Le assicuro che io sono sempre andato d’accordo con tutti, o quasi. Ma c’è un lato positivo: le tante esperienze e i tanti incontri sono un bagaglio che può arricchire la seconda parte della mia vita".

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