Berruto ct della Palestina: "Atto di fiducia nello sport come respiro di libertà"

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L'ex ct azzurro è stato invitato dal Comitato Olimpico Palestinese a condurre una serie di allenamenti con la loro Nazionale. "Un campo da gioco può ancora essere luogo di coraggio e speranza nel futuro" 

7 novembre - 20:12 - MILANO

Lo sport come mezzo di unione e di speranza per un popolo martoriato. A volte anche un mezzo per veicolare un messaggio di pace. Così lo intende Mauro Berruto, ex c.t. dell'Italia con cui ha vinto un bronzo olimpico a Londra 2012 e ora deputato in quota Pd, che ha accettato l'invito del Comitato olimpico e della federazione pallavolo della Palestina per andare a condurre un periodo di allenamenti con gli atleti palestinesi. "Non entravo in una palestra da dieci anni. Per scelta, forse per rispetto verso una parte di me che aveva chiuso un cerchio perfetto - scrive in un post su Instagram -. Ho trascorso 25 anni ad allenare, ho avuto l’onore di guidare la Nazionale italiana di pallavolo maschile fino al bronzo olimpico di Londra 2012. Non pensavo di poter avere nulla di più. Ora, dieci anni dopo, accadrà di nuovo".

"Lo farò nel posto più simbolico e fragile che si possa immaginare: la Palestina. Su invito del Comitato Olimpico Palestinese e della Federazione Palestinese di Pallavolo, avrò l’onore di diventare per qualche giorno il Commissario Tecnico della Nazionale Palestinese di pallavolo maschile. Condurrò una serie di allenamenti con la squadra nazionale, corsi di formazione per allenatori e sportivi palestinesi, e parteciperò a incontri istituzionali dedicati allo sviluppo dello sport e alla diplomazia sportiva". Concludendo: "Allenare una nazionale, in qualunque parte del mondo, è sempre un privilegio. Allenare quella palestinese, oggi, è qualcosa di più grande: è un atto di fiducia nello sport come respiro di libertà. Torno in palestra, dopo dieci anni, per restituire un po’ di quel dono che lo sport mi ha fatto per tutta la vita: la possibilità di credere che anche nei luoghi più difficili, un campo da gioco possa ancora essere luogo di coraggio e speranza nel futuro".

La Gazzetta dello Sport

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