"The hammer" si ritira ancora per un problema agli addominali, e a questo punto è difficile vederlo al Roland Garros. Aspettando la stagione sull'erba, alle radici dei suoi problemi
Il problema sta sempre lì, nelle conseguenze dell'amore. A volte, quando ne sei obnubilato è difficile prendere decisioni ragionate, è difficile privilegiare la testa e non il cuore. Matteo Berrettini lo sa bene, vittima numero uno di questo amore per il tennis, la famiglia, la sua città, che gli ha impedito di prendere con lucidità una decisione dolorosa come non giocare gli Internazionali. Sarebbe stata la quarta defezione consecutiva e Berrettini, che da anni sognava di sentire l'urlo del Centrale per lui e solo per lui. Per lui e per tutto quello che ha voluto dire per il tennis italiano. Primo finalista a Wimbledon, il più alto in classifica dopo Panatta. Berrettini ha costruito sulla strada aperta da Fabio Fognini, una nuova generazione di tennisti.
FISICO
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Purtroppo, però, Berrettini non è stato baciato dalla fortuna nel fisico. Fragile, fin dalla giovane età, una carriera costellata di piccoli e grandi dolori che gli hanno impedito di spiccare il volo. Gambe sottili, tronco imponente, uno stile di gioco che richiede tanto all'addome. Liberare martellate di dritto e al servizio logora e l'addominale è un muscolo che se giochi a tennis in quel modo non puoi evitare di forzare. Avrebbe potuto smettere cento volte, Berrettini. Non ha bisogno di soldi, non ha bisogno di fama, non ha bisogno di sponsor e apparizioni sui giornali. Ha bisogno solo del tennis, quella cosa che ha scoperto da bambino e che gli ha fatto lasciare il tatami del judo per impugnare la racchetta. Merito del fratello Jacopo, che non ha avuto una carriera come la sua e forse Matteo anche per questo ha voluto regalargli il palcoscenico del Foro Italico giocando e lottando fino al match tie break contro Musetti e Sonego. Una scelta che ora è facile condannare, ma solo Matteo sapeva si sarebbe trattato davvero di un azzardo.
FUTURO
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Col senno di poi, valutando i fastidi che avevano costretto Berrettini al ritiro a Madrid dopo un set contro Draper, si poteva pensare di agire diversamente. Ma se il team di professionisti che lo circonda ha deciso di avallare la sua decisione di giocare, evidentemente si trattava di una scelta ponderata. Berrettini è uscito dal campo in lacrime, una scena purtroppo già vista. È arrivato in conferenza con gli occhi arrossati e il viso quasi nascosto sotto la visiera del cappellino. Un déjà vu di quattro anni fa a Torino, quando dopo pochi game contro Zverev nelle prime Atp Finals in casa, era uscito in lacrime con una lesione all'addome. Questo 2025 per Matteo era iniziato bene, finalmente dai primi tornei dell'anno. E quando in Australia gli avevamo chiesto se, finalmente sano, avrebbe visto nella stagione sull'erba il grande obiettivo dell'anno lui aveva risposto che avrebbe voluto, finalmente, godersi la terra rossa. Per amore. Ora, con un nuovo infortunio, di cui ancora non conosciamo l'entità, i dubbi sul futuro sono leciti: "Spero di essermi fermato in tempo, perché non voglio rischiare di stare fermo altri tre mesi, di avere dolore anche solo ad alzarmi dal letto". La stagione, dunque potrebbe non essere del tutto compromessa. Sarà molto difficile vedere il romano al Roland Garros, troppo logorante lo Slam sul rosso, la speranza è che possa ripresentarsi sull'erba, la superficie che più gli ha dato gioie e su cui già una volta, ha ritrovato se stesso. La maturità è anche questo, valutare le conseguenze dell'amore.