Benitez: "Potevo andare alla Juve, al Napoli cambiai la mentalità. All'Inter non mi andò giù che..."

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Rafa al Festival dello Sport: "Per tre volte sono stato promosso con piccole squadre, significa che sei un allenatore vero. A Milano avevo 15 giocatori sopra i 30 anni e non mi comprarono nessuno"

Dal nostro inviato Davide Chinellato

12 ottobre - 11:46 - TRENTO

Istanbul e quella indimenticabile finale di Champions 2005 vinta in rimonta col Liverpool contro il Milan resta il suo momento magico. Ma Rafa Benitez, vero mattatore sul palco del Festival dello Sport, si racconta ben oltre quella partita e da lezione di calcio come se Trento fosse Coverciano. E condivide col pubblico, tra aneddoti e risate, tutti quei segreti imparati in tante stagioni di carriera nei campionati più forti del mondo, forgiati da anni di apprendistato in quell’Italia che ama tanto, studiando da Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Claudio Ranieri nella Serie A degli Anni Novanta. “Nel calcio italiano si gioca e si giocherà sempre per vincere. Certe cose non cambieranno mai”. 

istanbul

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La finale di Champions resta il capolavoro. “Ho ancora tifosi del Liverpool che mi fermano e mi dicono che è stata la notte più bella della loro vita - dice sottolineando la clamorosa rimonta da 3-0 che riuscì ai Reds -. È stata spettacolare. Noi siamo arrivati a quella finale battendo Juve e Chelsea, poi a Istanbul il Milan. In quel modo. La finale di due anni dopo ad Atene resta un rimpianto (è una delle due che rigiocherebbe, assieme alla finale della Coppa Intercontinentale 2005, ndr) , perché abbiamo giocato meglio noi e abbiamo perso. Mentre a Istanbul abbiamo giocato probabilmente peggio e abbiamo vinto”. Ma ci sono altre medaglie che Benitez si appunta sul petto: le promozioni nella massima serie con Extremadura e Tenerife in Spagna e col Newcastle in Inghilterra. “Se hai successo in più campionati significa che vali qualcosa come allenatore - dice -. Ma la promozione con squadre piccole, come mi è successo tre volte, significa che sei un allenatore vero”. 

INTER, NAPOLI E… JUVE

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Nelle tante tappe della carriera di Benitez ci sono anche Inter e Napoli. “All’Inter ho vinto due trofei, ma non mi è piaciuto il modo in cui è stato gestito il mio allontanamento - ricorda -. Avevo 15 giocatori sopra i 30 anni, che avevano vinto tanto. Ma non avevamo comprato nessuno e anche Moratti ammise dopo che fu un errore. A Napoli fu particolare fin dal primo giorno: l’esperienza è stata bellissima, siamo riusciti a cambiare la mentalità della squadra. A me non piacciono le squadre che sono a metà classifica e sono contente di esserlo: io gioco per vincere e con me il Napoli ha cambiato mentalità e cominciato a provare a vincere”. Benitez svela anche che nel 2010 avrebbe potuto aggiungere anche la Juventus al suo curriculum. “Ero al Liverpool, ho avuto dei contatti. Ero interessato, ma non è successo e preferisco non dire perché”. 

eredi

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Benitez non vede suoi eredi nel calcio di oggi, anche se tanti suoi giocatori sono diventati allenatori. Uno che Rafa non si aspettava di vedere in panchina è Christian Chivu: “Da allenatore spesso capisci quali giocatori saranno poi tecnici - dice -. Lui non me l’aspettavo, ma penso farà bene perché è intelligente e ha una buona squadra”. Benitez invece ora lavora con l’Uefa e sta meditando se tornare, magari con una nazionale che lo stimola. “Ma io voglio giocare per vincere - dice con un sorriso -. C’è una nazionale che mi ha inseguito per allenarla al Mondiale, ma a me non piace l’idea di andare lì e perdere tutte le partite, tornare a casa subito. Non fa per me”. Un’altra lezione del Maestro Rafa.

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