Le tensioni sugli affitti brevi, i malumori per gli interventi sui dividendi, da ultimo pure la querelle sui fondi alla metro C di Roma. Una settimana fa erano compatti seduti accanto a Giorgia Meloni e a Giancarlo Giorgetti a presentare la manovra a Palazzo Chigi, ma il testo non fa in tempo ad approdare al Senato che è già scontro aperto tra Antonio Tajani e Matteo Salvini.
Per tutto il giorno i due vicepremier si scambiano reciproci affondi, che non risparmiamo il Mef. Il tutto mentre la premier è impegnata a Bruxelles e certo non avrà apprezzato questo genere di "liti da cortile", come le definiscono i suoi. E offrendo anche il fianco all'opposizione che ironizza su una manovra approvata "all'insaputa" dei due leader di maggioranza.
Fratelli d'Italia, non a caso, rimane sostanzialmente a osservare in silenzio in queste ore calde. A parlare è il solo ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, per provare a mettere un freno agli alleati. Va bene che ogni partito cerchi di "rivendicare le proprie posizioni", osserva, ma "l'impostazione della finanziaria è chiusa". Si potranno anche rivedere i "dettagli, ma il grosso" è fatto e tale deve rimanere.
Manovra, il testo bollinato dalla Ragioneria
La dote a disposizione delle modifiche parlamentari, peraltro, c'è ma non è sostanziosa rispetto ai 18,7 miliardi della manovra: ci sono 100 milioni di euro - da dividere anche con le opposizioni - che i partiti potranno cercare di destinare alle loro priorità attraverso gli emendamenti. Ma niente di più. Già in mattinata Tajani elenca tutto quello che non va. E se la prende in primis con "qualche grand commis al ministero delle Finanze che a voglia di punire, reintegrare le tasse". Ma "decide la politica".
Nel mirino sembra essereci anche Daria Perrotta, Ragioniere generale dello Stato con cui diversi ministri in questi giorni hanno discusso per contenere i tagli ai loro dicasteri. Il vicepremier ribadisce che l'intervento sugli affitti brevi va cancellato - unico punto su cui si registra la sintonia con Salvini (anche se Giorgetti la norma l'aveva difesa in Parlamento poche ore prima) - e che è da rivedere anche la tassazione sui dividendi. "Noi non sapevamo niente di questo", sbotta Tajani: "Mi pare ci si debba riflettere, non c'è una visione abbastanza liberale".
L'irritazione azzurra monta anche per l'Irap delle banche, che "per Silvio era l'imposta rapina", nota un big. "Si colpiscono le banche nazionali ma non i giganti del web", osserva un altro forzista ricordando il recente intervento di Marina Berlusconi, sul potere delle Big Tech "che rifiuta le regole". E nel partito c'è anche qualcuno che denuncia malumore su come il leader ha gestito le trattative.
La Lega, nel frattempo, non gradisce gli affondi di Tajani e in parallelo scoppia una polemica sulle nomine delle autorità portuali, con Salvini che, in veste di ministro delle Infrastrutture, denuncia il "fastidio" per i nomi "incagliati da mesi in Senato". Una "scelta politica" accusa Salvini "di uno dei partiti della maggioranza, non mia né del presidente del Consiglio".
Salvini "si occupi dei tagli alla metro C" rincara nel pomeriggio il leader di FI a proposito del definanziamento dell'infrastruttura della Capitale emerso dalle tabelle della legge di Bilancio. Altro botta e risposta coi leghisti che gli fanno notare che non di un taglio si tratta ma di una "riprogrammazione" in anni successivi proprio per non perdere le risorse. Un taglio vero però ci sarebbe invece alla linea M4 di Milano per cui il Mit già assicura che si sta correndo ai ripari, dopo che "la Ragioneria ha disposto unilateralmente dei definanziamenti provvisori, che prescindono da valutazioni di merito".
Il centrosinistra intanto va all'attacco e mette nel mirino le divisioni in maggioranza. "Pare che i due vicepremier Tajani e Salvini abbiano votato in Consiglio dei ministri una manovra a loro insaputa", ironizza Elly Schlein. "E' un governo senza idee per il futuro", l'opinione del pentastellato Stefano Patuanelli. Futuro in cui invece Giorgetti vede altri giudizi positivi che possono arrivare dalle agenzie di rating perché "ancora oggi riteniamo di essere sottovalutati a livello di rating rispetto alla reputazione di altri Paesi". Occhi puntati - dunque - sui prossimi appuntamenti: il 31 ottobre con Scope e il 21 novembre con Moody's.
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10 ore fa
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