"Mi hanno colpito le
parole della sceneggiatura, ma in fondo non sapevamo esattamente
dove ci avrebbe portato questa storia. Il mio personaggio di
Elisa sentiva solo il bisogno di parlare di sé come se non lo
avesse mai fatto prima da anni. Scopre poi che il senso di colpa
da sentimento passivo può diventare attivo. Il suo delitto è
paradossale: togliere una vita per averne una tutta per se".
Così una straordinaria Barbara Ronchi parla di 'Elisa', il suo
personaggio che è anche il titolo del film di Leonardo Di
Costanzo, quarto italiano in concorso a Venezia '82 (sarà in
sala da domani con 01).
A parlare con lei, assassina senza memoria, è un criminologo,
Alaoui (Roschdy Zem), che gentilmente la incalza nella casa di
semilibertà dove Elisa vive. Attraverso questi incontri, grazie
ai puntuali dialoghi degli sceneggiatori (Di Costanzo, Bruno
Oliviero e Valia Santella), i ricordi di Elisa iniziano a
prendere forma e, per la prima volta, la donna intravede il
primo passo di una possibile redenzione. "Mi occupo da un po'
di tempo di colpa, ma in questo caso in una dimensione
trasformativa, considerando questo personaggio soprattutto come
un essere umano da recuperare". E aggiunge il regista di
'Ariaferma': "Questo è un film politico in cui il colpevole non
viene inchiodato alla sua colpa, non c'è la vendetta".
Come interpretare un personaggio che non ha memoria? "Ho
fatto tanti mesi di prove aggiungendo ogni volta una tassello
diverso - dice Barbara Ronchi -. Tutte le prove che abbiamo
fatto era una sorpresa per tutti sul set. Giravamo in
continuazione perché c'era qualcosa che prima o poi doveva
affiorare".
Dice Zem, ovvero lo psicologo che interroga Elisa in questo
film liberamente ispirato agli studi e alle conversazioni dei
criminologi Adolfo Ceretti e Lorenzo Natali confluiti nel saggio
"Io volevo ucciderla": "Più che sulla colpa ho lavorato
sull'indulgenza, sullo sguardo da professionista. È normale in
fondo provare empatia per la vittima, io dovevo invece riuscire
a trovare la giusta distanza".
Nel film c'è anche poco più di un cameo di Valeria Golino nel
ruolo di Laura, una donna che rappresenta le ragioni delle
vittime avendo un figlio ucciso, senza nessuna colpa, in una
rissa: "Il personaggio che interpreto è speculare ad Elisa alla
capacità di perdono. Ma è anche vero che questo alla fine non è
un film che dà davvero risposte, ma pone invece interrogativi".
Infine, Barbara Ronchi: "Pensiamo che il mondo sia diviso tra
buoni e cattivi e che ci sia una separazione netta tra chi
commette un crimine e chi no. La linea di separazione invece è
molto sottile. I pensieri che animano chi arriva a un gesto
violento sono pensieri che abbiamo tutti, chiaramente uno deve
riconoscerli e fermarsi: l'unica linea che ci divide è l'atto.
La differenza la fa quanto noi ci facciamo definire da queste
idee fallimentari, di distruzione".
Oltre ai due protagonisti, nel cast principale del film,
prodotto da Tempesta con Rai Cinema, troviamo Diego Ribon,
Valeria Golino, Giorgio Montanini e Hippolyte Girardot.
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