Balotelli: "Dovevo andare alla Juve, poi... Sogno ancora la Nazionale, oggi vedo poco attaccamento"

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L'ex azzurro al Festival in tuta dell'Italia: "Sì, mi piacerebbe vestire questa maglia un'ultima volta". Sul passato: "Pochi con più talento di Cassano. Ibra si sa che rompe, ma solo se ti vuole bene"

dal nostro inviato Vincenzo Di Schiavi

12 ottobre 2025 (modifica alle 20:21) - TRENTO

Più che un teatro, uno stadio. Una platea di giovanissimi che grida il suo nome. Mario Balotelli entra sul palco ed è tutto un programma: indossa una tuta dell’Italia, perché “Mi piacerebbe fare ancora una partita in Nazionale”. Super Mario parte dall’inizio: “Ho cominciato a giocare che avevo tre anni, al parco, in strada, a Brescia. Giocavamo sempre con mio fratello Enoch, giocavamo anche troppo, ovunque. Da bambino ero un bambino difficile, però buono. Poi si matura”. 

lumezzane

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Gli inizi: “Al Lumezzane, ma volevo andare all’estero. I miei fratelli mi trovarono un contatto a Barcellona. Sono stato un mese. Il Lumezzane però voleva tanti soldi e così sono andato all’Inter”. Dove lo portò Massimo Moratti: “Gli devo molto, persona fondamentale agli inizi della carriera. Mi ha regalato l’Inter ma mi ha anche responsabilizzato. Mancini? Importantissimo, specie quando mi voleva bene… Io gliene voglio ancora”. I ricordi volano alla notte di Madrid, con la Champions alzata al cielo: “Emozioni incancellabili. Vorrei riviverle ogni giorno, è stato un sogno e a Mourinho voglio bene. L’Inter è stata parte della mia crescita, l’Inghilterra però mi ha formato di più”. L’Inter è anche però la sera col Barcellona e quella maglia tolta per la rabbia: “Non ero abituato ai fischi di tutto lo stadio, anche quelli dei miei tifosi e ho reagito così. Ora non lo rifarei”. 

mario balotelli festival sport trento 2025

cassano

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Poi il City: “Ero da solo, lontano da casa. La prima volta che affrontavo la vita da solo. Così fai cose giuste, altre meno. E così maturi”. E quella maglietta Why always me?: “Era un periodo particolare, la feci prima della partita con il magazziniere. Fu solo uno sfogo simpatico. In Inghilterra la stampa con me ha esagerato”. E dopo? “Dopo il City dovevo andare alla Juve, ero già in viaggio per Torino ma poi Raiola mi mandò al Milan”. Quando il discorso ruota sulla Nazionale, Balo si scalda: “Per me è stato un passaggio fondamentale. Non voglio fare polemica, ma mi sembra che oggi non ci sia più quell’attaccamento che avevamo noi. Io quando andavo in Nazionale ero fiero di giocare per l’Italia, il mio paese. Lo volevo a ogni costo”. Poi però con l’azzurro è finita all’improvviso: “Non so bene perché. Veri problemi non ce ne sono stati. Non piacevo al blocco Juve? Non lo so, non posso dirlo. Ho sempre avuto buoni rapporti con tutti”. Giudizi in libertà: “Riva, Baggio e Totti gli attaccanti più forti. Ho giocato con pochi giocatori col talento di Cassano. Ibrahimovic? Grande rispetto. Lui si sa che rompe le scatole, ma lo fa se ti vuole bene, altrimenti non ti considera”. Il futuro? “Ho proposte dall’estero, fisicamente sto bene e vorrei restare in Italia. Vediamo, sono in un momento di stallo”.

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