Fin dal momento del suo
insediamento il governo ultraliberale di Javier Milei aveva
affermato che - fermo restando le esportazioni agricole - i due
principali asset sui quali si sarebbe dovuto basare lo sviluppo
economico futuro dell'Argentina erano quelli dell'energia e
delle miniere.
E se sul fronte dell'energia si assiste già da tempo ad una
forte accelerazione della crescita soprattutto del giacimento
non convenzionale di Vaca Muerta (il secondo al mondo di shale
gas e il quarto di shale oil) su quello delle miniere si
registra oggi l'annuncio di quello che potrebbe essere "il
maggiore investimento diretto della storia del Paese".
Lo ha affermato José Luis Morea, ceo della società Vicuña
Corp., una joint venture giganti globali del settore -
l'australiana Bhp e la canadese Lundin Mining - nata con
l'obiettivo di avviare lo sfruttamento di due mega giacimenti di
rame, oro e argento nella provincia di San Juan, al confine con
il Cile.
"L'ammontare dell'investimento è equivalente a quello
complessivo di tutti i progetti annunciati fino ad oggi nel
quadro del nuovo Regime di incentivi ai grandi investimenti
(RIGI)", ha detto Morea in una conferenza del settore tenuta
ieri nella stessa provincia di San Juan, confermando che in
termini nominali si tratta di un progetto "intorno ai 17
miliardi di dollari".
"Mancano ancora alcuni dettagli interni ma siamo in linea con
gli obiettivi che ci eravamo prefissati, per essere pronti in
questa seconda metà dell'anno", ha aggiunto Morea.
Uno studio della società di consultig Abeceb afferma che il
settore minerario in Argentina potrebbe arrivare a generare
esportazioni per 20 miliardi di dollari annuali nel 2030 con
investimenti complessivi per oltre 30 miliardi.
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