Pretendono cibi di un solo colore o solo liquidi, o hanno paura di soffocare. Diagnosi in aumento tra bambini e ragazzi
Giacomo Martiradonna
28 aprile - 17:10 - MILANO
Bambini che selezionano rigidamente i cibi o che rifiutano intere categorie alimentari. Altri che saltano i pasti, senza dimostrare alcun interesse per il cibo. Altri ancora sembrano terrorizzati all’idea di soffocare ingerendo qualcosa di solido. Niente alimenti verdi oppure niente che viene dal mare. Questi sono alcuni dei quadri clinici che sempre più frequentemente si presentano nei centri specializzati nei disturbi alimentari infantili.
L’Arfid, acronimo per Avoidant Restrictive Food Intake Disorder, è un disturbo dell’alimentazione che colpisce soprattutto in età pediatrica e che negli ultimi anni ha visto un preoccupante incremento nelle diagnosi. Secondo i dati dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, dal 2019 l’incidenza di questo disturbo è aumentata del 65%, al secondo posto dopo l’anoressia nervosa. Ma che cos’è esattamente l’Arfid, chi colpisce e soprattutto come affrontarlo?
cos'è arfid
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Introdotto nell'aggiornamento del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) nel 2013, l’Arfid è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato da un’assunzione di cibo fortemente limitata, che può dipendere da diversi fattori: una scarsa sensibilità alla fame, un’eccessiva selettività legata a caratteristiche sensoriali dei cibi (colore, consistenza, odore, sapore) o un’intensa paura di soffocamento o di effetti avversi legati al cibo. La diagnosi di Arfid viene fatta quando il comportamento alimentare interferisce con la crescita, comporta carenze nutrizionali significative o limita la vita sociale del bambino. Alcuni infatti rifiutano di partecipare a feste o gite scolastiche per paura di non trovare cibo adatto alle loro esigenze.
Chi colpisce e a che età
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L’Arfid si manifesta principalmente tra i 6 e i 10 anni, ma in alcuni casi può esordire già in età prescolare. A differenza di altri disturbi alimentari, per qualche ragione colpisce più frequentemente i maschi.
conseguenze sulla salute
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La malnutrizione è una delle principali problematiche associate ad Arfid. Seguono di conseguenza perdita di peso, ritardo nella crescita e riduzione della massa muscolare. La carenza di ferro può portare ad anemia, con stanchezza cronica e difficoltà di concentrazione. Nei casi più gravi, la mancanza di alcuni nutrienti essenziali può condurre a deficit vitaminici severi, incluso lo scorbuto in caso di insufficiente assunzione di vitamina C. Inoltre, la malnutrizione indebolisce il sistema immunitario e aumenta il rischio di infezioni. Dal punto di vista psicologico, l’Arfid può avere un impatto significativo sulla vita sociale del bambino. La rigidità nelle scelte alimentari e la paura del cibo possono portare ad avversione per la convivialità, a isolamento e ansia.
Cosa fare in caso di sospetto Arfid
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L’approccio terapeutico all’Arfid è multidisciplinare e deve coinvolgere sia il bambino che la famiglia. È importante intervenire precocemente e riconoscere i segnali, per rivolgersi a centri specializzati e prevenire complicazioni più gravi. Il trattamento prevede solitamente un supporto psicologico e nutrizionale, con percorsi di desensibilizzazione verso i cibi evitati, tecniche per ridurre l’ansia associata ai pasti e strategie per migliorare l’interazione con il cibo in un contesto sereno. A tal proposito è fondamentale anche il coinvolgimento della famiglia: la situazione infatti può generare ansia anche nei genitori, il che porta a dinamiche che, involontariamente, rinforzano il problema.