Aliyyah Koloc, l'ex tennista di 21 anni che sfiderà i campioni della Dakar: "Gara estrema, il deserto mi affascina"

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Al Rally del Marocco la 21enne è protagonista nella classe regina T1 al volante di un Revo+ V6Turbo. Una sorta di prova generale in vista della Dakar di gennaio che affronterà con Sebastien Delaunay alle note, fra sport e solidarietà. "Alla pista preferisco le prove speciali dei rally, mentre fra Sinner o Alcaraz scelgo... Jannik"

Maria Guidotti

16 ottobre - 19:38 - ERFOUD (MAROCCO)

Sinner o Alcaraz? "Due fenomeni, difficile scegliere anche se l'ago della bilancia pende per Jannik dopo la sua sconfitta in finale al Roland Garos. È un fenomeno. Chi non lo ama?", sorride Aliyyah Koloc, 21 anni, di professione pilota di rally, impegnata lungo le prove speciali del Rally del Marocco (nella categoria auto Open) alla guida di un Revo+ V6Turbo. Cresciuta in una famiglia da corsa con il padre Martin Koloc, due volte campione europeo di truck, Allyah ha iniziato la sua parabola da atleta pro nel tennis dalla tenera età di 4 anni. Un infortunio al ginocchio ha posto fine alla sua carriera e da quel momento si è dedicata alle quattro ruote. A soli 18 anni ha debuttato nella corsa più estrema, sfidando presto mostri sacri del calibro di Carlos Sainz sr, il nove volte iridato nei rally, Sébastien Loeb, e Nasser Al-Attiyah nella classe regina, la T1 Plus. Generalmente il padre, proprietario del team e manager, la supporta dal parco assistenza, a gennaio però sarà al suo fianco in pista alla guida di un Revo+ V8. Anche questo è un primato perché non si è mai visto un padre e una figlia sfidarsi nella massima categoria.

Dal tennis al motorsport

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Aliyyah ha ereditato la passione dei motori dal padre pilota. "Da bambina ho frequentato più i campi da tennis che il paddock. A 15 anni, quando mi sono infortunata, ho iniziato a seguire il team di mio padre, andavo ai briefing, volevo conoscere tutto. È stato amore a prima vista". Non aveva ancora la patente di guida quando è approdata alla Dakar.
"All'inizio mi sono allenata molto con il mio navigatore Sebastien Delaunay. Ho debuttato su un buggy e l'anno dopo direttamente nella T1+. Il passaggio è stato brutale. Il ritmo è così veloce che non hai tempo di pensare. Cosa mi hanno impressionato? La potenza ma anche il peso, che ti obbliga a cambiare il modo di guidare e soprattutto la frenata. Parliamo di una macchina di 2 tonnellate con 350 chili di carburante. È stato un bel salto, devi imparare a velocizzare tutto".

Un affare di famiglia

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"Chi è più competitivo tra noi? entrambi", confessa Martin Koloc, navigato dall'italiano Mirko Brun (sono in lotta per il podio finale di categoria). "L'obiettivo di questa prova in Marocco è fare chilometri in preparazione della Dakar. Solo in una situazione di gara si può simulare una corsa così massacrante. Due auto in gara ci aiutano a raccogliere più dati ed accelerare lo sviluppo della macchina che prepariamo noi come Buggyra Racing in collaborazione con Redline. Abbiamo un bel passo, ma stiamo soffrendo di qualche problemi di affidabilità. La mia Revo+ V8 è quella con cui Aliyyah ha corso la Dakar 2025, mentre lei sta correndo con una macchina nuova V6 Turbo, molto più potente e veloce". Da padre Martin non è più preoccupato da quando è in speciale con la figlia. "In realtà per me è molto meglio essere in gara con lei. Questo mi permette di arrivare velocemente in caso di un problema e trovare una soluzione. Le scorse Dakar, invece, dal telefono satellitare cercavo di indovinare la situazione, magari dando dei consigli sbagliati". Anche per Aliyyah, la presenza del padre in gara è rassicurante. "Mi sono abituata velocemente - confessa lei - All'inizio mi preoccupava un po' non sapere dove fosse. Invece è molto bello averlo in pista soprattutto in queste prime tappe del Rally del Marocco. Abbiamo avuto problemi e lui è arrivato subito ad assisterci. È un grande conforto ed è divertente condividere questa esperienza".

Una sfida che richiede anche competenze di meccanica

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Rispetto alla pista, la Dakar esige un pilota completo ed è bello vedere come Alliyah non si tira indietro quando c'è da sporcarsi le mani. "Sono diventata piuttosto brava con la meccanica. Nel corso del 2025, io e Seb (Delaunay) il mio navigatore, abbiamo lavorato molto sull'auto. Qui in Marocco, abbiamo avute diverse rotture. Sulla tappa 2, per esempio, un problema con i freni mi ha fatto colpire una roccia, il che ha spostato l'attacco del differenziale. Questo ci ha portato a rompere due semiassi. ci siamo messi al lavoro e posso dire di essere davvero migliorata come meccanico. Sono orgogliosa dei progressi, anche se preferirei non averne bisogno".

Dalla pista al deserto

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"Ho corso in GT3 e GT4, ma preferisco l'off-road perché più difficile. Quando riesci, lo trovo più gratificante rispetto ai circuiti. Correre La Dakar è estrema: forti emozioni, tanta pressione e anche il rischio è più alto. Finora la mia esperienza non è stata molto fortunata, ma stiamo apprendendo molto. La mia guida è molto più pulita, e con questa viene la velocità. L'intera esperienza del rally significa comunque uscire dalla zona di comfort. Amo il deserto perché è una sfida, una corsa verso l'ignoto dove tutto può succedere.

motori e solidarietà

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Con 1.7 milioni di follower, Aliyyah non si ritiene un'influencer. Ai party preferisce l'adrenalina, la velocità e il lavoro di squadra. "Sono più a mio agio nel deserto, che su un palco - afferma - I social media sono comunque una piattaforma importante. Mi piacerebbe passare il messaggio ai giovani della mia età che bisogna focalizzarsi sugli obiettivi e perseguirli". Tra i progetti che la vede coinvolta anche Foundation 29, dal suo numero di gara. Racing ma anche sostenibilità. Nonostante la giovane età, Aliyyah è impegnata a livello sociale con importanti progetti come la preservazione della biodiversità e il support dei ragazzi autistici. "Abbiamo creato un giardino botanico per la preservazione della biodiversità a Vanuatu nel Pacifico, dove ho dei parenti. Abbiamo in programma anche un lavoro con i giovani con problemi di autismo".

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