L’italiana più vincente della storia della ritmica al Festival dello Sport, dove ha tenuto una seguitissima lezione all’Active Zone: “Che bello tutto questo amore. Da trainer insegno ma soprattutto imparo”
Francesco Palma
12 ottobre - 14:18 - TRENTO
Sono due le parole chiave dell’esperienza di Alessia Maurelli al Festival dello Sport. La prima è “amore”, quello che la capitana delle farfalle e bronzo olimpico a squadre di Tokyo 2020 e Parigi 2024 nella ginnastica ritmica ha ricevuto lungo tutta la lezione Stretching&Mobility tenuta all’Active Zone: Maurelli è stata letteralmente assalita da ragazze e ragazzi di tutte le età, foto, autografi, strette di mano, sorrisi, tanta positività, la stessa che lei ha portato sul palco. La seconda è “equilibrio”, la chiave di una carriera che le ha permesso di battere tutti i record e di diventare la ginnasta italiana più vincente di sempre (139 medaglie conquistate in competizioni ufficiali) e anche la più longeva a vincere una medaglia olimpica, 27 anni, 11 mesi e 19 giorni: “È stata una giornata bella, inaspettata. Per la prima volta ho insegnato a persone diverse dalle ginnaste, quindi un’esperienza nuova che mi ha consentito a mia volta di imparare. E poi Trento regala sempre tantissime emozioni: sono venuta ogni anno e ho visto questo evento evolversi e crescere. E poi qui c’è davvero l’élite dello sport, per cui essere al Festival è un piacere e un onore immenso”.

Come porta il suo background da ginnasta in questo ruolo inedito da trainer?
“Ci si interfaccia in un mondo diverso da quello della ginnastica, quindi devi anche adattare il lavoro ad esigenze diverse, ma questa esperienza mi ha insegnato tanto. È bello e interessante vedere come le persone riescano a trarre benefici da questo lavoro dopo una sola lezione”.
Oltre ad essere l’italiana più vincente della storia della ritmica è anche la più longeva: qual è il segreto di questi record?
“L’equilibrio: è stato quello che mi ha portato a fare la mia terza olimpiade a 28 anni e ad arrivare ancora a medaglia. Non mi riferisco solo all’equilibrio puramente “sportivo”, quello da tenere in pedana e che fa parte del nostro sport, ma soprattutto a quello della mia persona. Ritrovarsi come atleta e poi come persona è fondamentale per portare avanti un percorso di vita e di sport equilibrato: sono riuscita a “centrarmi” come atleta e come persona. Ovviamente è un discorso che cambia da persona a persona, perché le carriere sono soggettive e diverse: c’è chi vuole essere atleta 365 giorni l’anno, io ho cercato un equilibrio diverso. Sono stata anche fortunata a non avere infortuni: il mio corpo mi ha aiutata molto, la testa un pochino meno…”
Perché?
“Ho pensato tantissime volte di smettere, a livello mentale ci sono stati dei momenti di burnout, ma ho sempre cercato di mettere sul piatto ciò che mi faceva stare meglio: la ginnastica e la squadra mi hanno aiutata tanto a superare certi momenti, soprattutto quando sarebbe stato più facile smettere che andare avanti”.

La ritmica richiede tanti sacrifici. Come si trova un equilibrio tra sport e vita privata?
“Non è facile, soprattutto in uno sport che richiede così tanto tempo e sforzo sia quando si è piccole sia da grandi, ma non è impossibile. Faccio sempre un esempio: l’apice della mia carriera sportiva è coinciso con l’apice della mia vita personale. A Parigi, dopo aver vinto l’ultima medaglia olimpica, il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarmi: portare avanti entrambi i percorsi – sportivo e personale – mi ha permesso di centrarmi, di comprendere ciò di cui avevo bisogno e di andare avanti”.
Cosa è cambiato dopo il ritiro?
“Ho sentito l’esigenza di rallentare. Ho dato l’addio ufficiale dopo Parigi, anche se mi esibisco ancora per l’Aeronautica Militare, quindi sono ancora in attività anche in modo diverso da prima. Dall’altro lato, però, mi sono resa conto di aver rallentato troppo, e questa occasione avuta da McFit mi ha aperto una seconda carriera: quella della cura del proprio corpo. L’obiettivo non è quello olimpico ma il mio puro benessere: capire questa cosa – e per un’ex atleta non è scontato – rappresenta una svolta, ed è arrivata al momento giusto”.

Quanto si allena adesso, rispetto a quando gareggiava?
“Quando gareggiavo mi allenavo 6 giorni su 7 per 8 ore al giorno. Ora mi alleno 2 o 3 volte a settimana per un paio d’ore: sicuramente molto meno rispetto a prima, ma è un’attività che al momento mi fa stare bene, e sono felice di poter trasmettere qualcosa anche agli altri”.
È molto attiva anche sul web: com’è il suo rapporto con i social?
“Ho un rapporto molto sano. Pubblicare non è mai un obbligo ma un divertimento: mi piace condividere delle cose a cui tengo con le persone che mi seguono, mi piace essere parte della loro vita in qualche modo, magari aiutare dando dei consigli. Però resta un divertimento: non farò mai l’influencer a tempo pieno, questo è sicuro (ride, ndr)”.
Sabato 25 ottobre sarà a Recco per il Liguria Active Day, dove terrà un laboratorio di flexibility. In cosa consiste?
“Sarà un’attività finalizzata allo sport, allo stretching e alla mobilità: caratteristiche chiave della ginnastica ritmica, ma sarà anche un momento per sperimentare qualcosa di nuovo. Nella vita non si smette mai di imparare e di mettersi in gioco, e sicuramente sarà una giornata bellissima come quella che abbiamo vissuto a Trento”.