È gremita la sala Giuseppe Di
Vittorio della Camera del Lavoro di Milano per l'assemblea
pubblica promossa dal Leoncavallo che porterà alla
manifestazione di sabato contro lo sgombero del centro sociale.
Sono circa 500 le persone presenti, secondo gli organizzatori.
"L'ingiustificata dimostrazione di forza muscolare con cui è
stato eseguito lo sfratto ci ha spinto immediatamente a lanciare
le nostre idee al di là dei muri perimetrali del Leoncavallo -
ha spiegato la presidente dell'associazione Mamme antifasciste
del Leoncavallo, Marina Boer, che ha preso la parola tra le
prime -, a cercare un confronto con la città e un riscontro con
le realtà al di fuori di noi. Questo è stato da sempre il nostro
modo di operare".
Per Primo Minelli, presidente di Anpi Milano, la
manifestazione del 6 dovrà essere "la risposta più avanzata
della Milano democratica e antifascista. Facciamo appello a
tutti, affinché quello del 6 sia un grande corteo unitario, non
violento che rilanci l'unità antifascista - ha detto -. Gli
appetiti della destra non sono esauriti".
Il Pd sarà presente al corteo con il segretario cittadino
Alessandro Capelli, che ha partecipato anche all'assemblea e che
invita i militanti del partito ad aderire alla manifestazione.
I militanti del centro sociale Cantiere annunciano però un
corteo parallelo insieme ad altre realtà occupate di Milano, che
partirà alle 12 dalla piazza davanti alla stazione Centrale di
Milano per poi arrivare a porta Venezia, dove partirà il corteo
per il Leoncavallo.
"Gli stessi padroni della città che hanno sgomberato il
Leoncavallo sono gli stessi che causano la speculazione
immobiliare - ha detto una portavoce del Cantiere -, per cui le
persone a Milano non riescono a permettersi un affitto". Infine
dai centri sociali come il Lambretta arriva l'appello a non far
sfilare "in testa al corteo i politici, ma le Mamme del
Leoncavallo".
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