(dell'inviata Alessandra Magliaro)
"L'arte cerca la libertà. Unisce le
persone, include la diversità. Ecco perché rappresentiamo una
minaccia per gli autocrati e i fascisti del mondo, ma la
creatività non ha prezzo": l'urlo di Robert De Niro in difesa
della libertà e del cinema sovrasta gli applausi che il Grand
Theatre Lumiere tributano al mito assoluto del grande schermo
premiato con la Palma d'oro onoraria.
È l'apertura del 78/o festival di Cannes nel segno
dell'emozione e delle standing ovation, ben quattro, ai
protagonisti di una cerimonia eccezionale. L'immensa platea
della sala unica al mondo non finisce più, dopo circa tre
lunghissimi minuti, di applaudire in piedi l'attore 81enne,
visibilmente emozionato, che come dice Leonardo DiCaprio che gli
ha consegnato la Palma, "per un'intera generazione di attori, è
stato un modello, il nostro idolo, un attore che ha ridefinito
il cinema, un mito che ci ha ispirati per la sua capacità di
immergersi nei personaggi, uno specchio in cui guardarci, ma
anche per chi come me ha la fortuna di conoscerlo e lavorarci
una persona di una grande forza interiore e umanità".
De Niro ricorda la sua prima volta a Cannes, nel 1973 con
Taxi Driver e l'ultima 50 anni dopo con Killers of the flower
moon, ancora di Scorsese e con DiCaprio a dividere la scena.
Abbraccia Leonardo come un padre, lucciconi agli occhi tutti e
due (è una foto storica di questa serata) e guarda la platea che
si inchina alla leggenda. Ha davanti "la comunità del cinema che
Cannes ha saputo creare" e poi smette di cedere all'emozione per
fare il discorso che aveva evidentemente preparato, evoca Trump
"il presidente ignorante che "ha tagliato i fondi per le
discipline umanistiche, per l'istruzione superiore, e ora
annuncia dazi doganali sul cinema semplicemente inaccettabili".
"Dobbiamo agire oggi, immediatamente, senza violenza, ma con
passione, con determinazione! È giunto il momento, tutti coloro
che amano la libertà devono organizzarsi, protestare, ed è
giunto anche il momento di votare, quando ci saranno le
elezioni. In ballo c'è la democrazia e la difesa della libertà",
aggiunge.
L'apertura di Cannes è nel segno dell'impegno politico, della
militanza artistica sin dall'introduzione di Laurent Laffitte.
La presidente di giuria Juliette Binoche, dopo aver citato il
dramma degli ostaggi del 7 ottobre, ricorda la giovane
fotoreporter palestinese Fatima Hassouna, sterminata con la
famiglia in un bombardamento israeliano a Gaza a metà aprile, il
giorno dopo che il suo film Put Your Soul on Your Hand and Walk
era stato incluso nella selezione di Cannes. "Fatma avrebbe
dovuto essere con noi stasera, ma l'arte rimane. È la potente
testimonianza delle nostre vite, dei nostri sogni", sottolinea
Binoche raccogliendo in un certo senso l'appello di oltre 400
personalità del cinema mondiale, da Pedro Almodovar a Richard
Gere, che hanno chiesto a Cannes di rompere il silenzio di
fronte al "genocidio" a Gaza, rendendo omaggio alla memoria di
Fatima Hassouna. "Cambiare rotta", augura Juliette Binoche
contro "l'immensità di questa tempesta che stiamo vivendo di
guerra, povertà, cambiamento climatico, misoginia: i demoni
della nostra barbarie non ci danno tregua".
Anche per lei tutti in piedi in una sala affollata di star e
che ricorda lo scomparso David Lynch con una performance
musicale di Mylane Farmer mentre scorrevano le immagini di
alcuni film. Con l'urlo scanzonato e divertito di Quentin
Tarantino "il festival di Cannes è apertoooo", si alza il
sipario sul 78/o festival, mentre la proiezione del film fuori
concorso d'apertura Partir un jour di Amelie Bonnin ha inizio.
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