I migliori andavano messi subito: questa Nazionale è troppo fragile per reggere le polemiche
Ci sono voluti 88 minuti (a tratti di noia mortale) per riuscire a segnare un gol alla Moldova, per poi raddoppiare solo nel recupero. Una fatica immane. Entrambe le reti dell’Italia sono arrivate dai cambi: nel primo caso è stato decisivo il cross di Dimarco (che piazza l’assist per Mancini resuscitato dalla cura Gasperini), nel secondo il cross è di Politano per il gol di Pio Esposito (un ragazzo che comunque trova sempre il modo di far sentire il suo peso là davanti), entrambi subentrati. E anche Retegui ha convinto più di Scamacca partito dall’inizio. Sono tutti dati che sottolineano l’errore di base di Rino Gattuso: perso in calcoli di opportunismo, di turnover inutili (anche perché coinvolgono calciatori abituati a giocare ogni tre giorni nelle squadre di club), di risparmi che a questo punto — con la qualificazione che passa, come previsto, dai playoff —, non hanno senso, la squadra più forte è entrata dopo. Facendoci in questo modo correre un rischio inutile.
È meglio, infatti, ricordarci da dove veniamo. Perché quest’Italia fragile, uscita con i cerotti dopo l’esonero doloroso di Spalletti, di una cosa sopra a tutte ha bisogno: di continuare a crescere protetta dalle polemiche, di lavorare sulla propria autostima in vista di quello che è l’unico obiettivo che conta, superare i playoff per tornare finalmente ai Mondiali. Gattuso ci prova nel dopopartita, fingendo di essere soddisfatto della prestazione dei suoi, sostenendo che si aspettava di incontrare queste difficoltà e prendendosela contro i tifosi che hanno contestato (sbagliato, un po’ perché il pubblico ha sempre diritto di contestare e un po’ perché così si rischia solo di creare alibi, paradossale per uno che gli alibi non li ha mai cercati). Ma per 88 minuti le polemiche e le critiche è come se fossimo invece andati a cercarcele, perché il rischio figuraccia (non del tutto evitato neanche così) è sembrato reale. Un pareggio contro la Moldova (che in casa aveva perso 5-0 contro la Norvegia) sarebbe stato un prezzo non sostenibile per quest’Italia, che ha bisogno di fare il pieno di fiducia ogni volta che può. Servirà soprattutto questa, oltre a un carattere gattusiano e a un livello generale superiore, per passare i playoff. Se saremo quelli visti a lungo a Chisinau rischiamo di andare incontro a un’altra delusione fatale, chiunque sarà il nostro avversario.
Per questo ieri sera sarebbe stato meglio azzannare la partita con i migliori in campo e mettere in sicurezza la vittoria, piuttosto che restare impantanati a lungo in un gioco stentato con gravi difficoltà a trovare la porta e poi lanciarsi in quell’arrembaggio finale e disperato, che è comunque la notizia migliore della serata di ieri, di sicuro la meno felice dell’era Gattuso.
La nostra superiore qualità non è stata una consolazione, così come il possesso palla per lunghissimi tratti del tutto sterile. Lo è fino a un certo punto anche la quinta vittoria consecutiva di Gattuso (impresa che prima era riuscita solo a Fabbri e Vicini), ma almeno ci consente di arginare l’ondata di insicurezze montante e respingere la pessima idea che l’effetto Gattuso si sia già esaurito. Non è così, ma non possiamo neanche permetterci di dubitare: la cifra di questa Nazionale è che si dovrà sudare ogni centimetro di campo, non si può permettere di sottovalutare nessuno e neanche di fare troppi esperimenti, non siamo più quelli di un tempo, adesso Haaland ce l’hanno gli altri, loro viaggiano verso l’America con lo spirito a mille e in prima classe, noi siamo in terza e, come nella canzone, ci costa dolore e spavento, sudore dal boccaporto e odore di mare morto.Gattuso non ha paura delle situazioni scomode, per fortuna. Domenica contro la Norvegia giocheremo soltanto per l’orgoglio e non è così poco: ritrovarsi alla pari a quota 21 punti in testa al gruppo sarebbe un’altra carezza alla nostra autostima. Poi saremo dove da tempo sappiamo che siamo destinati a ritrovarci: di fronte allo specchio e ai nostri fantasmi, davanti a uno scontro da vita o morte, che davvero per tanti motivi non possiamo permetterci di sbagliare.
Quindi proteggiamo tutti l’Italia che è in missione Mondiale, d’accordo. L’Italia si metta nelle condizioni di proteggersi da sola, però, che è sempre meglio.



