Alla Cop30 la guerra dell'agenda, stallo sulle emissioni

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A dieci anni dall'Accordo di Parigi, l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, appare sempre meno alla portata. A lanciare l'allarme è anche un report del Global Carbon Project pubblicato in occasione della Cop30 di Belem, secondo cui le emissioni di Co2 prodotte dalle energie fossili dovrebbero raggiungere un nuovo record nel 2025.


    Un quadro desolante a cui si aggiunge uno stallo dei negoziati alla Conferenza dell'Onu sui dossier più importanti, sostanzialmente quello degli obiettivi sul contenimento dei gas serra, e sul pacchetto dei finanziamenti. Partite tanto controverse quanto centrali, visto che secondo numerosi osservatori, il successo della Cop30, di Belem, si giocherà principalmente su questi due tavoli.


    Nonostante gli sherpa brasiliani il primo giorno di lavori abbiano cercato di dribblare 'la guerra dell'agenda' per stabilire l'ordine e i temi di discussione, mercoledì i nodi sono arrivati al pettine. Dopo svariate ore di colloqui tra i team ancora mancava il consenso sull'ordine del giorno, ha spiegato l'ambasciatrice Liliam Chagas, capo dei negoziatori di Itamaraty. D'altra parte, ha osservato la diplomatica, il processo "multilaterale" impone "di avanzare in modo equilibrato" e di ascoltare tutte le esigenze. Necessità che spesso si accompagnano a contrapposizioni tra il Sud globale e l'Occidente.


    Alla fine l'opzione più probabile è che - dopo le difficoltà e le resistenze di lunedì e di ieri - si torni a parlare delle trattative sui dossier più spinosi sabato, quando si cercherà di includere anche un altro punto - per ora sparito dai calendari - quello dell'Accordo di Parigi che stabilisce l'obbligo legale per i Paesi sviluppati di finanziare i più poveri.


    Il numero di nazioni che fino ad oggi ha presentato i propri Ndc - gli obiettivi climatici definiti da ciascuna capitale e centrali per contribuire all'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi - per il momento è fermo a 113 (su quasi 200 parti). Nelle ultime ore il segretario per il Clima della Cop30, Mauricio Lyrio, non ha nascosto una "certa delusione". "E' un numero ragionevole. Ma insufficiente - ha indicato il diplomatico -. La situazione è ancora preoccupante - ha ammesso - anche se sono stati fatti dei progressi".


    Intanto a Bruxelles, il Parlamento europeo ha dato luce verde, con 379 voti a favore e 248 contrari, al nuovo target per il clima, con un taglio del 90% dei gas serra al 2040. Ma il Global Carbon Project mette in guardia. A fine anno le emissioni globali raggiungeranno 38,1 miliardi di tonnellate, stabilendo un nuovo picco, con quelle derivanti da petrolio, gas e carbone, destinate a crescere di oltre l'1% rispetto al 2024.
   

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